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Psicologia e dintorni

Il Concetto di Sè

L’idea che una persona ha circa se stessa è la risultante di conoscenze molto complesse e variegate.

L’idea che una persona ha circa se stessa è la risultante di conoscenze complesse e variegate, raccolte e costruite lungo tutto l’arco della vita, le quali coinvolgono aspetti sia intrapersonali sia interpersonali; l’insieme delle credenze che deteniamo su noi stessi è chiamato concetto di Sé ed è variabile secondo la situazione in cui ci si trova ad interagire (Fiske & Taylor, 2009).

La moltitudine delle informazioni possedute su noi stessi sono organizzate in schemi di sé, ovvero strutture cognitive ed affettive che rappresentano le caratteristiche del sé ed organizzano e guidano l’elaborazione delle informazioni rilevanti per un determinato dominio (Markus, 1977), indirizzando il modo in cui si pensa a se stessi e il modo in cui si selezionano le situazioni e i ruoli sociali (Markus & Nurius, 1986). Gli schemi di sé non possono essere considerati dei semplici magazzini passivi all’interno dei quali vengono accatastate le conoscenze circa sé; essi svolgono un ruolo attivo nel processo di selezione, codifica ed elaborazione delle informazioni relative al Sé (Rogers, Kuiper, & Kirker, 1977).

Le concezioni di sé, nonché le cognizioni, le emozioni e gli obiettivi che le accompagnano, mutano in funzione del contesto variando fra una visione di sé indipendente che riflette una concezione del sé autonoma e funzionale per il Sé, e una visione di sé interdipendente che è interconnessa al gruppo sociale e influenzata da norme e standard di gruppo (Fiske & Taylor, 2009).

Queste differenze incidono sulle motivazioni e i processi che guidano l’autoregolazione ovvero incidono su quei modi in cui le persone controllano e guidano le proprie azioni, emozioni e pensieri.

I modi in cui il soggetto definisce i propri obiettivi e li persegue sono, per la maggior parte, processi che si svolgono senza consapevolezza o pensiero cosciente (Fiske & Taylor, 2009). Infatti, le persone rispondono a stimoli salienti nell’ambiente e rilevanti per i loro interessi e scopi permanenti, e tali fattori guidano automaticamente il loro comportamento (Lieberman, Jarcho, & Satpute, 2004); vi sono tuttavia situazioni in cui si interviene in modo attivo e consapevole per guidare pensieri, emozioni e comportamenti (Brandstätter & Frank, 2002).

Per Fiske e Taylor (2009), l’autoregolazione è guidata principalmente da continui pensieri riguardo al Sé, tra cui il bisogno di avere un accurato, coerente e positivo senso di sé, nonché di migliorare il sé. Dal punto di vista delle motivazioni sociali, l’accuratezza e la coerenza sono aspetti della motivazione verso la comprensione sociale, mentre il miglioramento e il mantenimento di un senso di sé positivo sono due aspetti diversi di valorizzare il sé.

Un punto molto importante riportato dagli autori è che “il Sé costruisce attivamente il mondo sociale, in ampia misura, a sua immagine e noi utilizziamo le nostre credenze e le nostre qualità personali per costruire le nostre valutazioni circa gli altri”. Gli individui compiono sugli altri una proiezione sociale delle proprie preferenze, tratti, caratteristiche, atteggiamenti, partendo dal presupposto che gli altri condividano le stesse caratteristiche, emozioni e motivazioni proprie (Holmes, 1978), in quanto si è motivati dal desiderio di vedere il Sé in termini positivi.

Questa tendenza a utilizzare il Sé come standard per inferire le qualità nel mondo sociale e la tendenza della proiezione sociale a guidare i giudizi è chiara anche nei processi di stereotipizzazione, entro i quali sono individuabili meccanismi volti all’auto-accrescimento e al mantenimento di un elevato livello di autostima personale attraverso la contrapposizione fra il prestigio e la positività del proprio gruppo di appartenenza e la svalutazione del gruppo altrui.

 

 

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